Posted by : Unknown November 20, 2015

Angoli della mia Città

articolo di Gabriele Argirò
fotografie di Pietro Clarizia

Casa Lattes
Corso Sommeiller 21 angolo corso Turati


Torino è una città incredibile, protagonista da sempre della nostra storia. È una città che attira quasi magicamente una moltitudine di personaggi: generali di eserciti, santi, inventori, musicisti e filosofi, alchimisti, avventurieri e scrittori di ogni sorta, basti pensare a Edmondo De Amicis, Friedric Niet-zsche e Wolfang Amadeus Mozart che hanno lavorato e soggiornato nella nostra accogliente e misteriosa Torino.
In questa avvolgente atmosfera, vorrei raccontarvi quel che succedeva in città all'alba del secolo scorso, quando Torino viveva un momento di grande fervore politico, sociale e culturale ed era culla di numerosi movimenti industriali, sportivi e soprattutto artistici.
È noto che a Torino tra l'ultimo decennio del XIX e il primo del XX secolo sono state ospitate numerose edizioni delle Esposizioni Generali Ita-liane, è stata fondata la Fiat, il Torino e la Juventus; fu in questi anni che essa si pregiò del titolo di Capitale del Liberty in Italia, uno stile che l'agghinda di un'aria austera e insieme romantica, un po' parisienne. Tra le nebbie o il sole splendente Torino ricorda un'aristocratica e affascinante dama, grazie ai numerosi esempi di pregevole architettura. Di alcuni di questi voglio narrare.
Nei pressi della stazione di Torino Porta Nuova, a pochi passi da quella che lo scrittore Giuseppe Culicchia nella sua opera “Torino è casa mia” defini-sce con simpatia “l'ingresso” di questa abitazione immaginaria, venne eretta la cosiddetta Casa Lattes, posta all'incrocio tra i Corsi Sommeiller ( intitolato all'ingegnere Germain Sommeiller che progettò il Traforo ferroviario del Frejus) e quello che veniva chiamato Viale Stupinigi, dal momento che collegava in modo diretto Palazzo Reale e Palazzo Madama, il cuore nobile di Torino, con la residenza sabauda di Stupinigi e che oggi è noto come Corso Turati ( intitolato a Filippo Turati, politico e giornalista che fu tra i primi leader del socia-lismo italiano e tra i fondatori a Genova, nel 1892, di quello che fu il Partito dei Lavoratori Italiani).
Il complesso ancora oggi, pur nell'intenso traffico cittadino, risulta una felice e armoniosa commistione di architettura neogotica e liberty: qui si erge Casa Lattes. 


Secondo il progetto iniziale dell'ingegnere Giorgio Lattes, essa doveva essere adibita a casa da “pigione”, oggi diremmo per affitto, edificata su un terreno di sua proprietà.
Giorgio Lattes aveva fama di essere un ottimo ingegnere, per questo era molto stimato in città; possedeva estro e intraprendenza e volle confermerare la sua vena artistica proprio in questa costruzione, peraltro in un momento storico in cui, soprattutto in architettura, era molto difficile essere annoverati tra i “grandi maestri”.
Il nostro buon ingegnere con caparbietà, scrupolosità e anche con una buona dose di co-raggio e di sfida verso i suoi colleghi, con una lettera datata 9 aprile 1909 indirizzata al Sindaco di Torino Secondo Frola, invia i “[...] progetti di case signorili per abitazione […] che domanda costruire sul terreno di sua proprietà […] in Torino”.
All'epoca ogni progetto veniva valutato e deliberato dalla Commissione D'Ornato, la quale deteneva un enorme potere decisionale in materia e che influenzò non poco le scelte architettoniche del tempo. Talvolta i tempi di attesa per ricevere la concessione delle autorizzazioni erano estenuanti, ma Giorgio Lattes non si arrese ai primi dinieghi e tra un ricorso e l'altro, tra le mille modifiche richieste più o meno determinanti, affrontò con risolutezza ogni ostacolo deciso a realizzare il suo progetto.
Solo quando le chiavi della città passarono al nuovo sindaco, Teofilo Rossi di Montelera, Giorgio Lattes riuscì ad ottenere il nulla osta e finalmente, dopo ritardi e peripezie burocratiche, i lavori ebbero inizio.
Si sa che il permesso venne ufficialmente concesso dall'ufficio della Commissione il 24 agosto 1909.
In seguito ad una rapida ricerca effettuata tra vecchie carte inerenti alla richiesta di permessi edilizi di inizio secolo, è emerso un esempio di modifica richies-ta dalla Commissione in data 20 luglio 1909 all'ingegnere:
“[...] fa presente che si deve insitere sulla opportunità che la pianta del fabbricato stesso, nel lato del Viale Stupinigi, risulti parallelo all'allineamento del piano regolatore [...]”.



Ma ora desidero concentrare l'attenzione sul risultato finale. Casa Lattes risulta un magnifico esempio di quel meltin pot di stili che era Torino a inizio '900: dai bow-window dello stile liberty, alle loro cupolette che rammentano lo stile orientaleggiante, alle decora-zioni che contornano portoni, balconi e finestre in chiaro stile tardo neogotico. Proprio questi ultimi ele-menti tipici dell'architettura gotica, ripresi e variamente interpretati, danno vita ad un complesso suggestivo che evoca grazia e raffinatezza, risultato di una perfetta definizione formale che invia a una vivacità decorativa.
Già ad un primo sguardo d'insieme Casa Lattes rivela una particolare accuratezza nei dettagli. Vediamoli insieme.
Il colore dell'abitazione si discosta notevolmente dalle consuete tonalità di bianco o marrone che dominano invece le facciate delle chiese e degli altri palazzi, colori decisamente marcati; in Casa Lattes il suo progettista ricerca la novità e l'unicità e dà voce al suo fervore creativo: le facciate, oggi come ieri, comunicano dinamismo e desiderio di innovazione attraverso il grigio tenue perlato del piano terra, il rosso-marrone molto chiaro con mattone a vista usato per i piani alti ed infine il colore bianco quasi marmoreo, impie-gato per i vari bow-windows e per incorniciare l'ultimo piano. Questa triade di colori è disposta armonicamente e dà la sensazione di aumentare la verticalità della casa, che infatti, pur contenendo solo cinque piani, appare molto più alto.
La forma allungata dei portoni d'ingresso, prospicenti Corso Sommeiller, e delle finestre a sesto acuto che corrono lungo tutto il perimetro dell'abitazione, riconducono ancora allo stile neogotico.
Notiamo con attenzione il particolare delle finestre che si affacciano sulla strada: esse sembrano aprire ampi varchi in grandi strutture “lapidarie” che le incorniciano e ne decorano in modo armonioso il contorno; gli elementi architettonici e scultorei sembrano trasformare queste finestre in antiche bifore, tipici ingredienti dello stile neo-gotico.
Ecco poi indugiare nell'ammirare i balconi: essi sono in pietra, materiale possente e pesante; ricchi di un apparato decorativo fitomorfo, floreale (tipico del liberty), con interferenze di decorazioni circolari e a croce, quasi di carattere religioso (tipiche del neogotico), essi propongono al fruitore leggerezza ed eleganza.


Solo un ingegnere esperto e dotato di particolare estro creativo, attento e sensibile osservatore come Giorgio Lattes poteva ottenere un risultato del genere: un'opera fresca, energica, capace di coniugare bisogno di dinamicità e insieme eleganza e ricercatezza.
Lo spettacolo continua.
Le porte-finestre dei balconi rimandano ancora al neogotico, contornate da sovra-strutture in pietra riccamente decorate. Piccoli gioielli che Lattes voleva condividere con gli inquilini della Casa e con i passanti, che non sarebbero mai rimasti indifferenti a tanto!
Posiamo ora lo sguardo sui magnifici bow-windows: essi terminano con delle cupole contornate da piccole guglie che donano alla struttura un respiro orientaleggiante da Mille e una notte!
Al contrario di quelli liberty qui i bow-windows sono più piccoli ma molto più slanciati verso l'alto; cosicchè, grazie all'espediente delle finestre “sdoppiate”, lunghe e strette, si ha la percezione di uno svettamento verso l'alto, verso il cielo, che quando è terso, immerge il passante in un'atmosfera da fiaba. I portoni di ingresso, magnifici e sobriamente intarsiati e decorati, sono in legno massiccio e a doppia anta: hanno poco o nulla di neogotico se non nella loro parte superiore. Unico elemento austero, un po' barocco nell'immagine globale dell'edificio.
Casa Lattes si dona alla vista come uno dei risultati architettonici più notevoli in grado di rendere Torino una città caleidoscopica.
Oggi comunque Casa Lattes continua a svolgere in silenzio il suo iniziale compito: cioè quello di essere una casa da “pigione” abitata e frequentata da varie tipologie di persone quali avvocati, notai, lavoratori in genere ma anche di inquilini che hanno fatto “propria” un pezzo di storia dell'architettura torinese.






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