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Posted by : Unknown
November 21, 2015
I Racconti, la Memoria...
VIA GOVERNOLO 4
articolo di Enrica Pavese
Mi chiamo Enrica Pavese, ho 80 anni, abito in via Governolo 4 e volevo farvi conoscere un po’ la storia della casa dove abito e spiegarvi le foto che vedrete allegate.
La casa è stata costruita nel 1902 e pertanto è passata ‘casa d’epoca’. Vedrete porte e balconi lavorati, a fianco delle finestre. Si notano scolpite le teste dei cavalli e sono state fatte perché l’avevano chiamato “la casa dei cavalli”, in quanto a quell’epoca i miei nonni Pavese avevano le prime carrozze a cavalli e noterete anche che sul portone c’è una scritta: “Stabilimento vetture”. Le foto sono state scattate nel 1910 con mio padre seduto su un gradino della macchina, le sue sorelle ed i miei nonni e altre due persone sono sui sedili. Mio padre aveva allora 14 anni e mi raccontava che le macchine erano la sua passione. Poi appunto i coniugi Pavese (miei nonni) furono i primi a fare un servizio di taxi. In seguito, si sa, gli anni passarono. Io nacqui nel 1935 in seguito al matrimonio tra mio padre e mia mamma nel 1933. Vennero ad abitare nella casa sempre tenuta in ottimo stato ed affittata ad altre persone. Le teste dei cavalli sono sempre state notate e tenevano compagnia alla casa. Poi purtroppo arrivò la guerra. Nel novembre tra il 12 e il 14.11.1942 la casa venne bombardata mentre inquilini e proprietari eravamo in cantina. Una cantina per fortuna resistentissima con muri solidi come quelli fatti a quei tempi. Fummo tutti salvi. La bomba colpì però completamente la facciata della casa e pertanto le teste dei cari cavalli andarono in briciole.
Sfollamento generale, con grande tristezza. Fortuna volle che le scale della casa resistettero benissimo e tutt’ora si possono vedere nella loro autenticità.
Molti inquilini si sistemarono alla meno peggio verso il cortile. Nell’interno del cortile si trova tutt’ora una casetta a due piani ancora come all’epoca passata, è del 1894, la prima casa dei miei nonni e dove nacque mio padre; dove ora ci sono dei garage, all’epoca era occupata dai cavalli e poi dai primi taxi.
La casa è in perfetto stato ed occupata da attuali inquilini.
Però io, mio padre, mia mamma, i miei nonni (papà e mamma di mia mamma) sfollammo a Rosta, in val di Susa, vicino a Rivoli e vi restammo fino al 1945 quando terminò la guerra.
Poi gli anni naturalmente passarono come per tutti, un po’ belli, un po’ brutti o tristi. Mio padre per rifare la casa vendette tutto ad un’impresa e ci riservammo il nostro alloggio al 1° piano dove abito tuttora. Però vi voglio raccontare un fatterello, che ci crediate o no, quando, uscendo dal rifugio dopo il bombardamento, mio padre andò a vedere in che stato era l’alloggio. In camera di mia mamma c’era un buco enorme nel soffitto. Sulla parete sopra il letto era si-stemato un bellissimo quadro della Consolata di Torino, non c’era più, forse vo-lato via dallo spostamento d’aria chissà in che stato, forse fatto a pezzi o bruciacchiato. Invece, uscendo nella strada trovammo il quadro intatto, senza alcuna rovina, posato sopra il buco che si era formato nella strada dove era scoppiata la bomba. Che ci crediate o no è la verità e l’ho visto con i miei occhi.
Ricordo sempre con gioia un piccolo amorino che mio padre fece porre all’inizio della scalinata, quando sono nata io. Oggi questo angioletto è stato tolto a causa dell’installazione dell’ascensore. la dolcezza del ricordo suscita anche tanta nostalgia.
Forse mi sono dilungata un po’ troppo ma perché ho passato, e spero ancora per un po’, in questa casa tanti e tanti cari ricordi. Belli e brutti.Grazie a tutti.
Enrica