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La mia Città: Numero 04


    • Sommario
      pag 03: Aree dismesse, il sogno dei torinesi
      pag 04: Solo per oggi
      pag 05: associazione ElCid
      pag 06: Cioccolatò 2015
      pag 07: Un Natale Spaziale
      pag 10-11: Natale nel mondo
      pag 12 e 14: Racconti di Bruno Ferrero
      pag 28: Star Wars - il risveglio della forza
      pag 29: Torino Film Festival

      pag 30: Cuore d’inchiostro
      pag 31: Don Bosco e il Natale - I Corsi ElCid
      pag 32: L’Urlo
      pag 33: Disegna la Tua Torino
      pag 35: Cookies & Sketches
      pag 36: Torino Magica
      pag 37: Il Vischio
      pag 38: I gialli di Porter
      pag 40: l’oroscopo di Nostragattus

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Angoli della mia Città: Casa Avezzano

    • Angoli della mia Città

      articolo di Gabriele Argirò
      fotografie di Pietro Clarizia

      Casa Avezzano
      Via G. Vico 2


      Per Molti Torino è una città grigia e industriale, dove non succede mai nulla e tutta la vita viene scandita dai turni delle fabbriche. Ma chi conosce bene la città o chi da turista ci è capitato qualche volta, vi può raccontare senza dubbio che non è così. Si tratta solo di un insensato stereotipo. Torino, da sempre è una città piena di ottimismo e fermenti, di slanci, di anteprime e sperimentazioni che spaziano dalla cultura all'industria, dalla politica all'architettura, facendo fremere e zampillare di vita ogni via, corso, viale o piazza: dal centro alla periferia. 

      Questo fervore lo possiamo palesemente respirare oggi più che mai imbattendoci in grandi cantieri come quello del grande grattacielo di Intesa San Paolo, della nuova stazione di Porta Susa ma anche con la realizzazione del Nuovo Polo Reale ( che collega vari musei importantissimi a livello nazionale e internazionale: Palazzo Reale, Galleria Subalpina, Museo Archeologico...), che contribuiscono a rendere Torino una città sempre più ambita dai turisti di ogni dove.



      Torino è una città che ha costantemente espresso il desiderio di essere sotto le luci della ribalta anche durante gli anni del Boom Economico e soprattutto durante gli anni a cavallo tra la fine del secolo XIX e l'inizio del 1900, quando traboccava di creatività, fantasia e voglia di sperimentarsi. 
      È proprio in questi anni che la città si afferma con l'industria cinematografica, anche in ragione della storica vicinanza geografica e culturale con la Francia dei Fratelli Lumière. È storica la prima proiezione di un film in Italia, nel capoluogo piemontese, nel lontano mese di marzo del 1896, curata dagli inventori del cinematografo; sempre a Torino, in Via Po, a novembre dello stesso anno, si realizzò la prima proiezione davanti ad un pubblico pagante.
      Inoltre, non a tutti è noto che i primi studi cinematografici italiani aprirono proprio a Torino più di un secolo fa, nel 1907 quando Cinecittà doveva ancora vedere la luce nel 1937! Uno dei primi registi di film storici dell'epoca, Giovanni Pastrone vi girò uno dei primi kolossal della storia del cinema: “Cabiria”, film del 1914.
      In questi anni l'architettura la fa da padrona nel campo delle arti quando si assiste al passaggio dal neogotico al liberty il quale si afferma sempre più in modo significativo: Torino diventa uno dei poli di innovazione principali a livello europeo. 
      Proprio in questi anni, viene realizzato al confine tra Borgo Crocetta e San Secondo, in Via Vico numero 2, un'abitazione di grande rilievo, quella che diventerà famosa e conosciuta in tutta la città con il nome di Casa Avezzano, progettata dall'architetto Pietro Betta.
      Un personaggio alquanto singolare, dal carattere eclettico non solo nel panorama architettonico torinese;
      laureatosi in architettura nel 1906, in quello che oggi è il Politecnico di Torino, non si dedicò solo all'attività professionale specifica che iniziò subito dopo la laurea, ma anche alla didattica; inoltre fu animatore di svariate iniziative culturali e scientifiche. Subito dopo la laurea si recò a Roma per studiare gli "antichi monumenti" di cui ne rielaborò lo stile facendolo proprio. Ciò gli permise di realizzare il progetto forse più conosciuto di questo periodo: Casa Avezzano.


      Per cogliere al meglio lo spirito innovativo dell'edificio è necessario conoscere più a fondo questo straordinario personaggio: egli divenne prima assistente e successivamente assunse la cattedra di "Storia dell'Architettura" nel 1921 e di "Edilizia cittadina" nel 1929 alla Regia Scuola di Architettura (l'attuale Politecnico di Torino). Contemporaneamente fu direttore della rivista L'Architettura Italiana (periodico mensile di Architettura tecnica edito a Torino) dal 1926 al 1928. Svolse un ruolo rilevante nel dibattito sul rinnovamento architettonico di quegli anni e fu tra gli organizzatori delle Mostre Edilizie Torinesi del 1922 e del 1926, nonché dell'Esposizione di Architettura del 1928 che segnò l'esordio dell'architettura razionalista. Fece parte delle Commissioni Igienico Edilizie, del Comitato Direttivo del Museo Civico e della Galleria d'Arte Moderna.
      Nel campo urbanistico dal 1913 elaborò un progetto per il Risanamento di via Roma. Pietro Betta si rivela così un professionista di alto livello culturale, costantemente spinto a sperimentare nuove vie, curioso e appassionato, ma pure razionale e metodico.




      Casa Avezzano testimonia l'estrosità del nostro architetto; essa fu costruita tra gli anni 1909 e 1912, anni che vedono l'affermazione dello stile liberty in tutte le sue forme: grafica, decorativa e architettonica.Ma Pietro Betta, acuto osservatore, eclettico  per natura e audace nelle proposte, gioca con vari stili nella realizzazione di questa abitazione civile, grazie agli espedienti elaborati e assimilati
      nel corso della sua formazione e inserisce nel progetto elementi costruttivi e architettonici che spaziano dal liberty, che Betta comincia a mettere in discussione, al neoclassicismo; il risultato è splendido: gli aspetti decorativi slanciati e leggiadri dell'uno, gli apparati stilistici più solidi e maestosi dell'altro, fanno di Casa Avezzano un amalgama di leggerezza e slancio, raffinatezza e ricercatezza di particolari, solidità.



      Il neo-classicismo infatti (si sviluppa in Europa nella prima metà del XIX secolo) esprime il ritorno all'antico, come simbolo di ordine e rigore, ma anche di maestosità e “bellezza” attraverso archi, colonnati, lesene su fronti architettonici alti e uniformi, spesso sovrastati da timpani o frontoni.
      In particolare gli ingredienti in stile liberty di matrice hoffmanniana elargiscono alla casa una forte carica espressiva; l'architetto vi inserisce e vi rielabora forme e monumentalità della tradizione classica, evidenti nelle quattro possenti colonne corinzie che scandiscono la parte centrale della facciata, racchiudendo i bow-windows e sovrastando altrettante inaspettate protome taurine.
      Il complesso rammenta per certi versi forme e architetture delle colonne dei Fori Imperiali di Roma.
      Un sorriso coglie il fruitore dell'opera: Casa Avezzano è proprio un intelligente e monumentale pot-puorri architettonico!
      Ma tanta bellezza contiene elementi di razionale sistematicità così che Pietro Betta continua a stupire: l'edificio fu tra i primi a Torino ad essere costruito con una struttura in cemento armato! Una novità per quegli anni.
      In Casa Avezzano troviamo ancora delle influenze tipiche di quella che in architettura è detta Moderne Architektur austriaca, che sembrano simbolizzare i principi di semplicità, purezza e funzionalità che diverranno nemmeno un decennio dopo i cardini per il nuovo stile razionalista.
      L'edificio rispecchia inoltre un raffinato esempio di ricerca di uno stile “utile” che testimonia il bisogno di una società in profondo cambiamento, volta al futuro e all'innovazione, che richiede un uso raffinato e originale di nuovi materiali e di nuove tecnologie, in forte contrasto con l'affermarsi dello stile liberty che a Torino aveva idealmente piazzato la sua roccaforte. Ma Betta sa coniugare vecchio e nuovo e comincia a discostarsi discretamente da alcuni elementi tipici del liberty, per esempio non contemplando nella costruzione la presenza del cornicione, elemento fondamentale per gli architetti libertyani, dai quali era considerato un importante stratagemma per nascondere il tetto alla vista dei passanti. Gli stessi influssi del liberty dell'architetto austriaco Josef Hoffmann (collega dell'architetto Otto Koloman Wagner) vengono attualizzati e resi in chiave più moderna e un po' stravagante, attraverso la realizzazione di una facciata semplice e dalle decorazioni geometriche.
      Si colgono nel complesso elementi del gusto art-decò misto a suggestioni proto-espressionistiche di certe opere della Scuola di Otto Koloman Wagner. 
      Gli stessi balconcini e i bow-windows che nel puro stile liberty sono slanciati e leggiadri, quasi a spiccare il volo, in Casa Avezzano si percepiscono, pur nella leggerezza d'insieme, più possenti e pesanti, incorniciati da quattro stupende colonne con capitelli di chiaro stile corinzio. Anche le decorazioni e i fregi architettonici delle sculture delle quattro protomi taurine che sorreggono le colonne appaiono molto più scarni rispetto allo stile originale liberty, seppur più maestosi.
      Le protome sono elementi decorativi costituite dalla testa, a volte anche con parte del busto, raffiguranti una figura umana o animalesca o fantastica, che testimoniano il culto della divinità maschile, il dio Toro, simbolo di fertilità. Si voleva alludere a una città in crescita, fertile di idee e innovazioni.
      Infatti nel panorama cittadino sono rintracciabili molti palazzi con decorazioni di protomi animali, per esempio alcuni edifici in via Vico, 8 (con teste di stambecco) e in via Cavour 19 (con teste di caprone) o le quattro case barocche di Via Milano nel tratto verso Porta Palazzo realizzate da Filippo Juvarra.
      La tradizione vuole che, anche per merito di queste decorazioni e di queste architetture intriganti e solenni, quando Giorgio de Chirico passò per Torino, nel 1938, in uno dei suoi innumerevoli viaggi sentenziò: “Torino è la città più profonda, più enigmatica, più inquietante non d'Italia, ma del mondo”.
      E Casa Avezzano, secondo me, invita fortemente ad avventurarsi nel mistero di una città che desidera ardentemente lasciare il segno.
      Attualmente la struttura originaria della casa è rimasta per lo più invariata nonostante siano trascorsi cent'anni circa, tranne un'unica modifica significativa: il portone di ingresso, che oggi è protetto da un secon-do portone più grande e più imponente.


      Per il resto tutto è esattamente come allora. Sostiamo dinanzi a Casa Avezzano, socchiudiamo gli occhi e possiamo vedere gli inquilini della casa, signori con cilindro e bastone, scarpe perfettamente lustrate, magari con baffetti ben curati, accompagnati dalle loro madame incipriate e truccate, un po' altezzose, mentre le carrozze attendono all'uscita. Loro vi salgono per dirigersi verso chissà quali salotti alto-borghesi o caffè storici del centro. Lo zoccolio dei cavalli risuona nell'aria e...un'emozione ci coglie: siamo sulla stessa strada e anche noi abbiamo cipria o cilindro.
      È Torino: una città che respira a pieni polmoni, o che sospira nell'attesa, o che medita, o che si trastulla, o che incuriosita si serve di cittadini geniali per dare vita a qualche altra novità, romantica e razionale, tenace e attenta, raffinata e sostanziale.


      Umberto Eco disse: “Senza l'Italia Torino sarebbe più o meno la stessa. Ma senza Torino l'Italia sarebbe molto diversa”.
      L'architetto Betta è una delle massime espressioni dell'anima di Torino e si concretizza non solo nella Casa Avezzano, ma in un susseguirsi di progetti significativi, che denotano una maturità raggiunta: a Torino Casa Chicco in via Cavour 9, la Casa per l'Istituto delle Case Economiche di Corso Re Umberto, 5, del 1929, il restauro e l'ampliamento (realizzazione della terza ala) del Real Collegio Carlo Alberto a Moncalieri del 1930 e la Clinica Chirurgica Prof. Massobrio a Savona sulla via Aurelia (progetto iniziato nel 1932 e continuato dopo la morte del Betta dagli architetti Domenico Soldiero Morelli e Felice Bardelli, che ne rilevarono lo studio).
      Torino, con Casa Avezzano o altre magnificenze architettoniche è l'anello di congiunzione tra passato e presente, laboratorio di innovazione a cielo aperto, promessa di futuro.


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Energia quanto ci costi!!


    • Secondo un recente studio di Nomisma, scegliere di entrare nel mercato libero, sia per quanto riguarda la luce sia per il gas, conviene. In effetti garantirsi un prezzo fisso per un certo periodo, rispetto al prezzo variabile applicato dal mercato di maggior tutela, è vantaggioso purché si seguano alcuni piccoli ma indispensabili accorgimenti per non trovarsi di fronte a sgradite sorprese. Dal 2007,
      anno in cui il mercato dell’energia è stato liberalizzato, a tutti noi, a casa o in azienda, capita di ricevere visite e telefonate di venditori con proposte molto allettanti a proposito delle quali occorre però tenere ben presente che le circa 300 società che operano nel settore dell’energia hanno la possibilità di applicare uno sconto esclusivamente sul costo del chilowattora (kWh) e non sulle altre voci presenti in bolletta. Di conseguenza se un venditore sostiene di farci risparmiare il 20 se non addirittura il 30% sul costo globale della bolletta, di sicuro non dice la verità così come mente spudoratamente se promette un abbattimento dei costi delle altre voci presenti in bolletta (distribuzione, dispacciamento, quota potenza ecc. ecc.). Solo il 35% dell’importo riguarda la spesa per il consumo di energia su cui le società possono applicare le loro tariffe, mentre sul restante 65% non vi è per ora alcuna possibilità di ridurre i costi. Un’altra frottola colossale che alcuni raccontano riguarda la provenienza dell’energia. E’ bene sapere che nessuna società è in grado di fornire alle nostre case e alle aziende energia autoprodotta in quanto tutti devono necessariamente acquistare la materia prima dal distributore locale che a sua volta acquista dal produttore. In pratica funziona come per un qualsiasi prodotto il cui produttore vende ai vari grossisti che a loro volta rivendono, applicando il loro ricarico, ai vari dettaglianti a cui ci rivolgiamo noi consumatori, con la differenza che in Italia il produttore di luce è uno solo e i distributori variano a seconda delle zone. Cambiare fornitore in molti casi è conveniente perché ci sono molte società, specie le più blasonate, che si “dimenticano” di ridurre i prezzi ai loro clienti quando il costo dell’energia scende e i loro contratti si rinnovano automaticamente. In quei casi, scegliendo un nuovo fornitore, si può accedere a un prezzo migliore seguendo poche ma indispensabili regole che renderanno più leggero l’esborso periodico.

      LE REGOLE DA SEGUIRE
      1. Non mostrare le bollette a chi si presenta alla tua porta dicendoti che deve controllarle per ridurre i costi. Nessuna società assume qualcuno per far controllare le bollette e meno che mai per ridurre i costi. 
      2. Non dire mai “sì” nel corso di una telefonata promozionale. 
      3. Se tratti con un agente, prima di firmare chiedigli il biglietto da visita. Se il tuo interlocutore non ti consegna i suoi recapiti telefonici personali, lascia perdere. 
      4. Se fai parte di un’associazione chiedi informazioni preventive. Se non ne fai parte informati su internet (basta digitare la parola magica “problemi” prima del nome della società su Google).
      5. Chiedi che ti sia mostrato (e se firmi che ti venga lasciato) un documento in cui siano presenti i costi a chilowattora (kWh) e il periodo di validità delle tariffe.
      6. Non dare denaro alla persona con cui firmi il tuo nuovo contratto perché un cambio di fornitura non prevede spese e qualora la società con cui firmi applicasse dei costi per averti come cliente, lascia perdere.
      7. Chiedi sempre se la società con cui firmi ha personale interno che risponde al telefono o se si appoggia a un call center. Nel secondo caso è bene sapere che le risposte talvolta sono parecchio evasive ed è meglio scegliere una società che metta a tua disposizione personale preparato a rispondere alle tue esigenze.
      8. Se sei titolare di un esercizio pubblico e usufruisci del gas fatti spiegare se e a quali agevolazioni hai diritto.

      Adottando questi semplici accorgimenti cambiare fornitore di energia può rivelarsi un toccasana per le nostre tasche. Magari risparmieremo poche decine di euro ma la domanda è: “perché spendere più del dovuto?”

      Elvio Boeri
      eboeri@elvioboeri.it
      Cell: 346 527 9014
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Incontro con Bartolomeo Garelli (chiesa San Francesco D'Assisi)

    • 8 dicembre 1841 nasce il 1° Oratorio di Don Bosco
      Incontro con Bartolomeo Garelli
      (chiesa San Francesco D’Assisi)


      Il giorno solenne dell’Immacolata Concezione di Maria, ero in atto di vestirmi dei sacri paramenti per
      celebrare la Santa Messa. Il chierico di sacrestia, Giuseppe Comotti, vedendo un giovanetto in un canto, lo invitò a venirmi a servire la Messa.
      – Non so – gli rispose mortificato.
      – Vieni – replicò l’altro, – voglio che tu serva Messa –
      – Non so, non l’ho mai servita –.
      – Bestione che sei! – disse il sacrestano furioso – se non sai servire Messa, perché vieni in sacrestia?
      ciò dicendo impugna la pertica dello spolverino e giù colpi sulle spalle e sulla testa di quel poveretto.
      Mentre l’altro se la dava a gambe: 
      – che fate? gridai ad alta voce, perché lo picchiate? 
      – Perché viene in sacrestia e non sa servir Messa
      – Avete fatto male
      – A lei che importa?
      – È un mio amico. Chiamatelo subito, ho bisogno di parlare con lui
      – il ragazzo torna mortificato. Ha capelli rapati, la giacchetta sporca di calce. Un giovane immigrato. Probabilmente i suoi gli hanno detto: “Quando sarai a Torino, vai alla Messa”. Lui è venuto, ma non si è sentito di entrare nella chiesa tra la gente ben vestita. Ha provato a entrare nella sacrestia, come gli uomini e i giovanotti usano fare in tanti paesi di campagna. “Gli domandai con amorevolezza”: 
      – hai già ascoltato la Messa?
      – No
      – Vieni ad ascoltarla. Dopo ho da parlarti di un affare che ti farà piacere . Me lo promise. Celebrata la Messa e fatto il ringraziamento, lo condussi in un coretto, e con faccia allegra gli parlai:
      – mio buon amico, come ti chiami?
      – Tromlin, Bartolomeo Garelli
      – Di che paese sei?
      – Di Asti
      – Che mestiere fai?
      – Il muratore
      – È vivo tuo papà?
      – No, è morto
      – E tua mamma?
      – È morta anche lei
      – Quanti anni hai?
      – Sedici
      – Sai leggere e scrivere?
      – No
      – Sai cantare?
      e rispose:
      –no
      – Sai fischiare? – Bartolomeo si mise a ridere. Era ciò che volevo. Cominciavamo ad essere amici.
      – Hai fatto la prima Comunione?
      – Non ancora
      – E ti sei già confessato?
      – Sì, quando ero piccolo
      – E vai al catechismo?
      – Non oso.
      I ragazzi più piccoli mi prendono in giro 
      – Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad ascoltarlo?
      – Molto volentieri
      – Anche in questo posto?
      –Purché non mi diano delle bastonate!
      – Stai tranquillo, ora sei mio amico, e nessuno ti toccherà; quando vuoi che cominciamo?
      – Quando a lei piace
      – Anche subito?
      – Con piacere Don Bosco si inginocchia e recita un’Ave Maria. 
      Quarantacinque anni dopo ai suoi Salesiani dirà: “tutte le benedizioni piovuteci dal cielo sono frutto di quella prima Ave Maria detta con fervore e retta intenzione”. Finita l’Ave Maria, Don Bosco si fa il segno di croce “per cominciare”, ma si accorge che Bartolomeo non lo fa, o meglio fa un gesto che ricorda solo vagamente il segno della croce. Allora, con dolcezza, glielo insegna bene. E gli spiega in dialetto (sono astigiani tutti e due) perché chiamiamo Dio “Padre”. Alla fine gli dice:
      – Vorrei che venissi anche domenica prossima, Bartolomeo
      – Volentieri
      – Ma non venire solo, porta con te dei tuoi amici Bartolomeo Garelli, muratorino di Asti, fu il primo ambasciatore di Don Bosco tra i giovani del suo quartiere. Raccontò l’incontro con il prete simpatico “che sapeva fischiare anche lui”, e riferì il suo invito. 
      Tre giorni dopo era domenica. Nella sacrestia entrarono in nove. Non venivano “alla chiesa di San Francesco di Assisi”… cercavano Don Bosco. Nel 1841, in San Francesco d’Assisi, il giovanissimo Don Bosco inizia così il suo Oratorio. La sua preoccupazione principale diventano quei ragazzi, sbandati e senza famiglia, li vedeva “umiliati fino alla perdita della propria dignità”.
      Quando Don Bosco avvicina Bartolomeo Garelli non è per invitarlo a giocare o a saltare, ma:
      “vieni ad ascoltare la Messa, dopo avrò da parlarti di un affare che ti farà piacere”. Il dopo è una chiacchierata amichevole, in cui Don Bosco sembra gettare frasi allegre, mentre invece le sue domande, ben esaminate, sono un test attento su famiglia, scuola e Chiesa. Adesso diremo le tre “agenzie” che dovrebbero collaborare nella crescita di questo ragazzo. E scopre con dispiacere che “papà e mamma sono morti”, “non so né leggere né scrivere”, “non ho fatto la prima Comunione e non vado al catechismo”. E Don Bosco, subito, senza attendere un istante, gli offre l’essenziale del suo Oratorio: la recita di una Ave Maria e una lezione di catechismo. Immediatamente dopo per Bartolomeo arrivano i giochi, le passeggiate, le corse, le lotterie, la distribuzione di dolci, la proposta di una scuola domenicale e serale. Ma al centro di tutto rimangono e rimarranno sempre nell’Oratorio di Don Bosco la Preghiera, la Confessione, la Comunione. La parola “Oratorio”, presso Don Bosco, ha tutto il suo significato: un luogo dove prima di tutto si prega. E il programma che Don Bosco ripeterà fino a scolpirlo nella testa dei suoi salesiani è condensato nelle quattro parole che rimangono come pietre fondamentali della sua opera: “noi cerchiamo di fare di questi ragazzi onesti cittadini e buoni cristiani”.
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Il Consultorio Familiare

    • Il Consultorio Familiare




      Che cos'è?
      Il consultorio familiare è un servizio socio-sanitario territoriale che si occupa di consulenza, prevenzione, diagnosi e terapia offrendo indicazioni e assistenza a singoli e coppie in relazione alle tematiche della sessualità. Presso i consultori è possibile farsi prescrivere test di gravidanza ed esami medici come mammografie e Pap test. Il servizio si occupa, inoltre, delle procedure connesse all’attuazione della Legge n. 194/1978[1] relativa all’interruzione volontaria della gravidanza. All’interno di queste strutture operano medici qualificati, ginecologi, ostetriche, psicologi, assistenti sociali e infermieri, ai quali è possibile rivolgersi per avere informazioni, assistenza e aiuto.

      A chi si rivolge?
      Il consultorio familiare svolge un ruolo particolare di riferimento nei confronti della donna. Sono offerti, infatti, i mezzi necessari e le informazioni più idonee a promuovere o a prevenire la gravidanza, tutelando quindi la salute della madre e del bambino fin dal suo concepimento. Il consultorio familiare ha il compito di occuparsi, più in generale, dei problemi che riguardano le relazioni personali non solo all’interno della coppia, ma anche tra genitori e figli, in particolare adolescenti.

      Quali prestazioni fornisce?
      Presso i consultori vengono fornite le seguenti prestazioni: prescrizione di contraccettivi; prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale; attività di informazione, di educazione alla sessualità e alla procreazione responsabile, anche presso le scuole; visite ostetrico-ginecologiche alle donne in età fertile; attività di diagnosi precoce dei tumori della sfera genitale femminile (Pap test); attività di certificazione e colloqui per l’interruzione volontaria di gravidanza; assistenza alla donna in gravidanza e prevenzione delle malattie congenite ed ereditarie; corsi di preparazione al parto.
      Le consulenze sono fornite da personale qualificato in medicina, psicologia, assistenza sociale e legale.

      Modalità di accesso
      I consultori familiari possono essere sia pubblici sia privati. Il servizio offerto dal consultorio pubblico è totalmente gratuito e possono usufruirne tutti i cittadini italiani e gli stranieri residenti o che soggiornino, anche temporaneamente, sul territorio italiano, anche se non iscritti al Servizio Sanitario Nazionale. Per colloqui informativi con il personale non medico si può accedere liberamente al servizio durante l’orario di apertura. Le consulenze e le visite con i medici avvengono, invece, su appuntamento da concordare telefonicamente o di persona. Per usufruire di questi servizi è necessario rivolgersi al consultorio di competenza territoriale. 

      Torino - Zona Centro - Crocetta - San Secondo (ASL TO1) 
      via San Secondo 29 bis - tel. 0115662161
      Orario: 
      lunedì 8.00-13.00;
      martedì e giovedì 8.00-13.00;
      mercoledì 8.00- 13.00/14.00-18.30;
      venerdì 8.00-13.00 

      Torino - Zona San Salvario - Borgo Po - Cavoretto (ASL TO1)
      via Pellico 28 - tel. 0116540202
      Orario:
      lunedì 9.00-13.00/14.00-18.45;
      martedì 8.00-13.00/14.00-16.30;
      mercoledì 8.00-13.00/14.00-16.00;
      giovedì 8.00- 13.00/14.00-15.30;
      venerdì 8.00-13.00

      Gli spazi per adolescenti e giovani
      Presso alcuni consultori familiari vengono riservati ai giovani momenti specifici di accoglienza durante l'orario di apertura. Si tratta di un servizio che fornisce informazioni e consulenze gratuite sulle problematiche collegate al periodo dell’adolescenza. In queste sedi è possibile saperne di più su: sessualità, contraccezione, malattie a trasmissione sessuale, interruzione volontaria di gravidanza, rapporti di coppia, conflittualità nel rapporto con i genitori, difficoltà comunicative e tutti gli altri numerosi interrogativi che possono sorgere durante l’adolescenza. L’accesso per i giovani è informale, non è necessario prenotarsi o essere in possesso della richiesta del medico: è sufficiente presentarsi di persona durante l’orario di ricevimento. Le consulenze sono fornite gratuitamente da personale specializzato, tra cui psicologi, ginecologi, ostetriche e assistenti sociali.
      Presso il consultorio si trova, in distribuzione gratuita, materiale informativo che permette di approfondire i vari aspetti legati alla sessualità. Nel caso in cui non vi siano nel proprio quartiere specifici consultori per adolescenti, per ogni informazione o richiesta di assistenza ci si può rivolgere agli stessi consultori familiari. 

      I centri d’ascolto
      I centri d’ascolto sono istituiti in numerose città. In questi luoghi è possibile trovare persone specializzate in grado di ascoltare e rispondere a qualsiasi tipo di domanda. I centri d’ascolto non si occupano di una specifica materia o di qualche problema particolare. Sono rivolti a giovani di età compresa tra 13 e 21 anni, che sentono il bisogno di parlare dei propri interessi, delle proprie preoccupazioni, incertezze, anche eventualmente legate alla sfera sessuale. Il centro è uno spazio libero, aperto a tutti coloro che abbiano voglia di parlare liberamente di se stessi o confrontarsi con i loro coetanei. Il servizio è gratuito e offre la possibilità di partecipare a una serie di colloqui con esperti in problematiche giovanili, pronti ad ascoltare tutti i problemi, da quelli più comuni come la timidezza o l’incapacità di aprirsi con gli altri, fino alle situazioni di disagio più complesse (problemi
      di alimentazione, problemi di coppia e di sessualità, tossicodipendenza, alcolismo, aids, violenze fisiche e psicologiche all’interno della famiglia).

      ARIA
      via Giolitti 40/B - tel. 0118126637
      Orario: 
      lunedì 15.00- 18.00; 
      mercoledì 14.00-17.00;
      venerdì 10.00-13.00
      www.arianetwork.it - www.comune.torino.it/infogio/aria/index.htm
      Email: aria@comune.torino.it

      Il servizio è gratuito e si rivolge a ragazzi/e di età compresa tra i 14 e i 21 anni. E’ possibile presentarsi direttamente presso la struttura o prenotare telefonicamente.

      CENTRO ADOLESCENTI
      via Moretta 55 bis - tel. 01170958901
      Orario: 
      martedì 15.00-18.00;
      giovedì 14.00- 17.00
      www.asl102.to.it / centroadolescenti.htm
      Email: adolescentiasl2@aslto1.it

      Il servizio è rivolto a ragazzi/e (residenti nelle Circoscrizioni 1,2,3,8,9,10 della Città di Torino) di età compresa tra i 12 e i 21 anni per problemi familiari, psicologici, sanitari, scolastici, relazionali.

      AREA G - via Silvio Pellico 34 - 10125 Torino - tel. 0116506061 | 3460562849
      Il cellulare è attivo il venerdì dalle 9.00 alle 12.00 
      http://www.areag.net - Email: areagpiemonte@libero.it

      Area G è un’associazione di psicoterapeuti che si occupa dello studio delle dinamiche giovanili. Nell’ambito del Progetto Incidenti, con il patrocinio di Regione Piemonte, Provincia di Torino e Comune di Torino, offre gratuitamente un supporto a giovani di età compresa tra i 16 e i 24 anni con blocchi emotivi conseguenti a eventi traumatici.
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Torino: Portici di Carta 2015

    • Torino: Portici di Carta 2015

      «Per tutto il week-end i portici di via Roma,
      piazza San Carlo e piazza Carlo Felice si sono trasformati
      in una libreria lunga oltre due chilometri. »

      Si è svolta sabato 10 e domenica 11 ottobre 2015 la nona edizione della manifestazione “Portici di Carta”.
      Per tutto il week-end i portici di via Roma, piazza San Carlo e piazza Carlo Felice si sono trasformati in una libreria lunga oltre due chilometri.

      Così come il celeberrimo Salone Internazionale del Libro, Portici di Carta è un’iniziativa organizzata e promossa dalla Fondazione per il Libro: quest’anno la manifestazione è stata dedicata alla memoria del recentemente scomparso Sebastiano Vassalli, scrittore vissuto a lungo nel novarese che è stato capace di trasformare proprio quei luoghi nelle cornici in cui incastonare le proprie opere.


      Diversi gli ospiti di spicco, fra cui diversi autori: Alessandro Barbero, Giuseppe Culicchia, Fabio Geda fra gli altri; altrettanto numerosi gli eventi ed i percorsi tematici, novità rispetto alle edizioni precedenti, che si sono concentrati sui luoghi della Torino letteraria. Le librerie che hanno aderito sono state più di un centinaio, fra quelle indipendenti e le piccole case editrici, dando vita per due giorni ad una vera e propria città della lettura. Da lettore incallito quale sono, non ho potuto fare a meno di girovagare incantato fra le bancarelle, respirando un’aria che mescolava il profumo delle pagine, quello delle castagne arrostite ai bordi delle strade e gli odori tipici dell’autunno.

      È inutile dire che c’erano libri per tutti i gusti: dall’usato al nuovo, dai volumi dedicati alla storia della nostra regione e città, a quelli di fotografia, dai romanzi classici alle novità editoriali. Poco spazio hanno avuto le grandi case editrici, lasciando il palcoscenico a realtà più piccole e di nicchia, fatto che ho apprezzato particolarmente. Largo spazio è stato dato alla lettura per bambini, con un’intera
      area loro dedicata con laboratori, letture ed incontri, sul sagrato della Chiesa di San Filippo. Se proprio volessi sforzarmi per trovare un difetto alla manifestazione, questo è stato l’assoluta e totale mancanza di ordine nella disposizione dei libri proposti: autori, titoli e generi si mischiavano alla rinfusa sulle bancarelle, rendendo difficile la ricerca di un titolo in particolare.
      Quello che è mancato in ordine, a mio avviso si è però guadagnato in atmosfera: differentemente dal clima che si respira al Salone del Libro, quasi preconfezionato e fin troppo formale, in questa enorme
      libreria a cielo aperto si percepiva un senso di intimità e familiarità particolarmente piacevole.

      Migliaia di appassionati di lettura e scrittura che si sono dati appuntamento fra le vie della città, in una camminata fra milioni di parole, righe, e storie. Portici di Carta è sicuramente un evento interessante, capace di attirare tanto gli appassionati quanto i curiosi: i primi perché proveranno la sensazione di perdersi in un’enorme biblioteca all’aperto, i secondi perché durante un giro in centro possono sempre soffermarsi a sbirciare e curiosare, il tutto in maniera totalmente gratuita.

      Godendomi i titoli che mi sono accaparrato, vi invito alla prossima edizione fra un anno, e ovviamente prima di allora vi aspetto al Salone del Libro dal 12 al 16 maggio 2016!

      Ci si legge!
      Marco Massa
      Alucard Belmont
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