Libri e cinema
quando la fedeltà all’opera non è tutto
«Letteratura e cinema sono due veicoli diversi
per storie e messaggi; hanno linguaggi differenti.»
Credo che ogni lettore abbia sognato almeno una volta di vedere il proprio libro preferito prendere vita e trasformarsi in un film; guardare sul grande schermo quei personaggi e quelle storie che tanto ci hanno appassionato quando ancora erano fatte di carta e inchiostro. Personalmente mi trovo spesso ad immaginare quale volto il protagonista potrebbe avere, quale musica dovrebbe accompagnare le sue gesta.
È capitato diverse volte che questo sogno si avverasse, ma non sempre il risultato è stato ciò che mi aspettavo; a volte i sogni sono diventati veri e propri incubi su pellicola. Il punto di contatto fra un romanzo e la trasposizione cinematografica è la fedeltà di quest’ultima all’opera originale, discostandosi troppo si rischia di dar vita a porcherie, ma non sempre. Credo che un esempio degno di entrare negli annali delle trasposizioni orribili sia “Eragon”, tratto dal romanzo di Christopher Paolini: onestamente tutto ti aspetti fuorché vedere un terrible drago trasformarsi in una sorta di pennuto con le piume e la voce di una conduttrice televisiva. Alcune volte però anche la totale attinenza rischia di non essere chissà quale capolavoro e mi sento di citare “Hunger Games: il Canto della Rivolta pt.1”, di fatto un film in cui non succede nulla. Non è un brutto film, ma basarsi sulla prima parte di un libro in cui per metà non capita molto non può portare a una pellicola particolarmente coinvolgente. La fedeltà quindi non è tutto, anzi. Mi capita molto spesso di leggere online commenti negativi su trasposizioni a mio avviso molto belle, dovuti in genere al fatto che la storia non segua per filo e per segno la controparte cartacea. In tutta onestà non concordo quasi mai con questi commenti, anzi, li trovo ridicoli quando portati all’estremo: se un personaggio non pronuncia la stessa battuta nello stesso momento in cui è stata pronunciata nel libro, alcuni si stracciano le vesti e gridano allo scempio.
Credo sia semplice, ciò che funziona su carta, non necessariamente funziona al cinema. Letteratura e cinema sono due veicoli diversi per storie e messaggi; hanno linguaggi differenti e alcune volte incompatibili, e spesso si rivolgono a un pubblico estremamente diverso. Entrambi raccontano la medesima storia, ma lo fanno in maniera diversa, e questo non significa che uno sia migliore dell’altro. Sarebbe come chiedere cos’è più buono fra la pizza e la cioccolata, o se si preferisce dormire o il colore giallo. Sono confronti privi di senso perché fatti fra cose che per natura non sono paragonabili, in quanto differenti. Come si può pretendere, ad esempio, che i pensieri di più personaggio siano riportati fedelmente senza inserire decine di voci fuori campo, dando vita in pratica ad un audiolibro con immagini? Non fraintendetemi, non sto affatto dicendo che un film debba stravolgere l’opera da cui è tratta, anzi. Sono il primo a trasformarmi in una furia con la bava alla bocca quando ci sono cambiamenti o tagli privi di senso, ma è proprio qui il punto: modifiche prive di senso. Eliminare un personaggio fondamentale per inserirne un altro inutile, questo mi fa imbestialire. Stravolgere il carattere di un personaggio inutilmente - come accadde al personaggio di Faramir nella trilogia de “Il signore degli Anelli”, per fare un esempio - questo sì che mi infastidisce. Le motivazioni sono semplici, si tradisce l’opera originale per come è stata pensata, se ne violenta l’anima ed il messaggio più profondo. È’ come prendere il libro, stracciarlo e bruciarne le pagine. Se invece i registi e gli sceneggiatori sono capaci di dare una veste accattivante e coinvolgente a quella storia, pur cambiandone della parti e“infiocchettandolo e impacchettandolo”per renderlo adatto alla sua veste cinematografica, ben venga! Se invece non ne sono in grado, sarà stata un’occasione sprecata, nulla di più. Preferirò sempre e comunque un libro ad un film, questo è certo, ma come non mi stancherò mai di ripetere, un brutto film non può rovinare un libro. Non lo cancella e non lo fa scomparire. Se abbiamo amato, se abbiamo riso, pianto, e ci siamo emozionati grazie ad una storia, questa sarà sempre sulle pagine dove l’abbiamo letta la prima volta, pronta a stupirci ancora una volta.
Ci si legge.
Marco Massa
Alucard Belmont
(www.marcomassa.me)
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