December 07, 2015

Incontro con Bartolomeo Garelli (chiesa San Francesco D'Assisi)

8 dicembre 1841 nasce il 1° Oratorio di Don Bosco
Incontro con Bartolomeo Garelli
(chiesa San Francesco D’Assisi)


Il giorno solenne dell’Immacolata Concezione di Maria, ero in atto di vestirmi dei sacri paramenti per
celebrare la Santa Messa. Il chierico di sacrestia, Giuseppe Comotti, vedendo un giovanetto in un canto, lo invitò a venirmi a servire la Messa.
– Non so – gli rispose mortificato.
– Vieni – replicò l’altro, – voglio che tu serva Messa –
– Non so, non l’ho mai servita –.
– Bestione che sei! – disse il sacrestano furioso – se non sai servire Messa, perché vieni in sacrestia?
ciò dicendo impugna la pertica dello spolverino e giù colpi sulle spalle e sulla testa di quel poveretto.
Mentre l’altro se la dava a gambe: 
– che fate? gridai ad alta voce, perché lo picchiate? 
– Perché viene in sacrestia e non sa servir Messa
– Avete fatto male
– A lei che importa?
– È un mio amico. Chiamatelo subito, ho bisogno di parlare con lui
– il ragazzo torna mortificato. Ha capelli rapati, la giacchetta sporca di calce. Un giovane immigrato. Probabilmente i suoi gli hanno detto: “Quando sarai a Torino, vai alla Messa”. Lui è venuto, ma non si è sentito di entrare nella chiesa tra la gente ben vestita. Ha provato a entrare nella sacrestia, come gli uomini e i giovanotti usano fare in tanti paesi di campagna. “Gli domandai con amorevolezza”: 
– hai già ascoltato la Messa?
– No
– Vieni ad ascoltarla. Dopo ho da parlarti di un affare che ti farà piacere . Me lo promise. Celebrata la Messa e fatto il ringraziamento, lo condussi in un coretto, e con faccia allegra gli parlai:
– mio buon amico, come ti chiami?
– Tromlin, Bartolomeo Garelli
– Di che paese sei?
– Di Asti
– Che mestiere fai?
– Il muratore
– È vivo tuo papà?
– No, è morto
– E tua mamma?
– È morta anche lei
– Quanti anni hai?
– Sedici
– Sai leggere e scrivere?
– No
– Sai cantare?
e rispose:
–no
– Sai fischiare? – Bartolomeo si mise a ridere. Era ciò che volevo. Cominciavamo ad essere amici.
– Hai fatto la prima Comunione?
– Non ancora
– E ti sei già confessato?
– Sì, quando ero piccolo
– E vai al catechismo?
– Non oso.
I ragazzi più piccoli mi prendono in giro 
– Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad ascoltarlo?
– Molto volentieri
– Anche in questo posto?
–Purché non mi diano delle bastonate!
– Stai tranquillo, ora sei mio amico, e nessuno ti toccherà; quando vuoi che cominciamo?
– Quando a lei piace
– Anche subito?
– Con piacere Don Bosco si inginocchia e recita un’Ave Maria. 
Quarantacinque anni dopo ai suoi Salesiani dirà: “tutte le benedizioni piovuteci dal cielo sono frutto di quella prima Ave Maria detta con fervore e retta intenzione”. Finita l’Ave Maria, Don Bosco si fa il segno di croce “per cominciare”, ma si accorge che Bartolomeo non lo fa, o meglio fa un gesto che ricorda solo vagamente il segno della croce. Allora, con dolcezza, glielo insegna bene. E gli spiega in dialetto (sono astigiani tutti e due) perché chiamiamo Dio “Padre”. Alla fine gli dice:
– Vorrei che venissi anche domenica prossima, Bartolomeo
– Volentieri
– Ma non venire solo, porta con te dei tuoi amici Bartolomeo Garelli, muratorino di Asti, fu il primo ambasciatore di Don Bosco tra i giovani del suo quartiere. Raccontò l’incontro con il prete simpatico “che sapeva fischiare anche lui”, e riferì il suo invito. 
Tre giorni dopo era domenica. Nella sacrestia entrarono in nove. Non venivano “alla chiesa di San Francesco di Assisi”… cercavano Don Bosco. Nel 1841, in San Francesco d’Assisi, il giovanissimo Don Bosco inizia così il suo Oratorio. La sua preoccupazione principale diventano quei ragazzi, sbandati e senza famiglia, li vedeva “umiliati fino alla perdita della propria dignità”.
Quando Don Bosco avvicina Bartolomeo Garelli non è per invitarlo a giocare o a saltare, ma:
“vieni ad ascoltare la Messa, dopo avrò da parlarti di un affare che ti farà piacere”. Il dopo è una chiacchierata amichevole, in cui Don Bosco sembra gettare frasi allegre, mentre invece le sue domande, ben esaminate, sono un test attento su famiglia, scuola e Chiesa. Adesso diremo le tre “agenzie” che dovrebbero collaborare nella crescita di questo ragazzo. E scopre con dispiacere che “papà e mamma sono morti”, “non so né leggere né scrivere”, “non ho fatto la prima Comunione e non vado al catechismo”. E Don Bosco, subito, senza attendere un istante, gli offre l’essenziale del suo Oratorio: la recita di una Ave Maria e una lezione di catechismo. Immediatamente dopo per Bartolomeo arrivano i giochi, le passeggiate, le corse, le lotterie, la distribuzione di dolci, la proposta di una scuola domenicale e serale. Ma al centro di tutto rimangono e rimarranno sempre nell’Oratorio di Don Bosco la Preghiera, la Confessione, la Comunione. La parola “Oratorio”, presso Don Bosco, ha tutto il suo significato: un luogo dove prima di tutto si prega. E il programma che Don Bosco ripeterà fino a scolpirlo nella testa dei suoi salesiani è condensato nelle quattro parole che rimangono come pietre fondamentali della sua opera: “noi cerchiamo di fare di questi ragazzi onesti cittadini e buoni cristiani”.

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