October 06, 2015

Mons. Nosiglia, accoglienza ai profughi: lettera alla Diocesi e ai cittadini

Mons. Nosiglia, accoglienza ai profughi:
lettera alla Diocesi e ai cittadini

«Cari presbiteri, diaconi e religiosi, famiglie e fedeli della Diocesi di Torino e cari cittadini, in questo periodo estivo è emersa in tutta la sua gravità la problematica dell’accoglienza dei rifugiati che giungono numerosi nella nostra patria come in altre nazioni europee per fuggire da situazioni tragiche di guerre, violenze e povertà estreme.
Ne sono derivate polemiche e contrapposizioni aspre. Tutti ci accorgiamo che un clima di tensione incentivato anche dai media non giova ad affrontare con equilibrio e generosità questa emergenza, che invece esige un supplemento di impegno da parte di ogni componente sociale, rifuggendo da cinici populismi o ingenui buonismi.
Cavalcare le paure e gli allarmismi ingenera atteggiamenti di rifiuto che chiudono il cuore e addormentano la responsabilità di fronte all'obbligo forte consegnatoci dal Signore e che deve risuonare nelle coscienze e nel cuore di credenti e cittadini: “ero forestiero e mi avete ospitato”. Il buonismo ingenuo, a sua volta, rischia di ostacolare una intelligente gestione dei vari problemi che l’accoglienza pone. Sono questioni che vanno affrontate con la volontà di mettere al centro la persona bisognosa e che interpellano ciascuno di noi, non solo le istituzioni, sul senso vero che diamo alle parole “solidarietà” e “giustizia”. (…)
Pur consapevole dell’impegno che comporta la proposta, chiedo ad ogni Unità Pastorale della nostra Diocesi di provare a definire un concreto programma di accoglienza straordinaria e di accompagnamento per alcuni fratelli e sorelle vittime della migrazione forzata. Si tratta in partenza di affrontare il bisogno urgente dell’alloggio per poi promuovere insieme alle altre realtà ecclesiali e civili un sostegno effettivo al percorso di inclusione sociale di cui avranno bisogno. (…)
Chiedo in particolare ai moderatori e referenti territoriali della Caritas, San Vincenzo e altre realtà che operano nel sociale, di promuovere in ogni Unità Pastorale uno o più luoghi di accoglienza temporanea capaci di ospitare 5 persone ciascuno, cercando la disponibilità presso le parrocchie, gli istituti religiosi, le case di risposo, altre strutture ecclesiali presenti sul territorio. Le comunità siano coinvolte in questa iniziativa sentendosene responsabili e offrendo il loro sostegno.
Non si tratta di una accoglienza solo notturna, come per quella offerta ai senza dimora da alcune parrocchie, ma di ospitalità completa per alcuni mesi, in base alle necessità e alle indicazioni che le Istituzioni pubbliche potranno fornirci. La capillarità di tale operazione, unita all'invito affinché anche alcune famiglie siano disponibili ad accogliere un rifugiato in casa, può produrre un frutto molto positivo. (…)
Siccome l’iniziativa presenta anche aspetti delicati, per rendere ordinato il progetto e per attuarlo davvero in rete chiedo ad ogni Unità Pastorale di riferirsi all'Ufficio Pastorale dei Migranti che – in stretta collaborazione con la Caritas diocesana – offrirà un supporto di indirizzo, di coordinamento, di informazione, di elaborazione progettuale. Maria Santissima Consolata e i nostri grandi Santi sociali ci aiutino e sostengano nel compiere fino in fondo questo dovere primario della carità, fonte prima di fede e di pace per tutti. Vi benedico di cuore. 
Mons. Cesare Vescovo, Padre e amico.» 

Link dell'articolo originale


Riflessione:
Di fronte a questa lettera ogni cittadino sia egli cattolico, ebreo, musulmano, ortodosso, ateo … dovrebbe sentirsi coinvolto personalmente sia per carità cristiana , sia per senso di giustizia, sia per filantropia e dare delle disponibilità secondo le proprie possibilità, le proprie competenze. Ci sentiamo interpellati?????
Pensiamo per un attimo di essere noi in quelle stive, di essere noi a sentire fischiare le pallottole attorno a noi, di essere noi ad attraversare il filo spinato, di essere noi a sentire fame, di essere noi a rischiare la morte, di essere noi a non sapere dove piangere i nostri cari .……. Perché l’altro deve non provare a sopravvivere? secondo voi dovrebbe essere li fermo e accettare di morire????? Tu lo faresti??????

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